Konstantin Sergeevič Stanislavskij
Le mie regie
Il gabbiano
Questa serie di capolavori raccoglie le note di regia in cui Stanislavskij ha fissato la sua interpretazione e tutti i movimenti delle sue messinscene di due massimi capolavori cechoviani.
Un punto d’arrivo nella storia della regia.
Libri fondamentali per capire le opere di Anton Čechov, rappresentate all’inizio del secolo scorso.
Se queste opere sono arrivate in Italia, si deve a Fausto Malcovati, che ha curato e in ampia parte tradotto i volumi, e a Franco Quadri, che li pubblicò per la prima volta con la sua Ubulibri.
Nella sua analisi, Malcovati riesce a illuminare il complesso rapporto registico tra lo scettico Stanislavskij, l’entusiasmo del suo collega Nemirovič-Dančenko (che mediava il rapporto con l’autore), i dubbi di Mejerchol’d (attore refrattario alle prescrizioni stanislavskiane) e il contesto storico in cui queste opere furono prodotte.
Nel confronto diretto tra testi e annotazioni, corredate dagli schemi di mano del grande creatore e dalle foto degli allestimenti, è finalmente possibile ricostruire e visualizzare famosi spettacoli del Teatro d’Arte, e leggere Čechov come fu letto al suo debutto a Mosca, più di cento anni fa.
Un avvenimento culturale: la documentazione di un incontro storico alle origini di un nuovo modo di intendere il teatro.
Konstantin Sergeevič Stanislavskij
È famoso per essere stato l’inventore della tecnica di performance naturalistica conosciuta come Metodo Stanislavskij.
Nato a Mosca nel 1863, comincia a lavorare a teatro da giovane grazie anche alla sua famiglia, visto che sua madre era attrice e che suo padre un appassionato dell’arte drammatica.
Fonda la sua compagnia nel 1888, per poi partecipare alla creazione del Teatro d’Arte di Mosca, una decina di anni dopo.
Qui, dirigerà con successo numerosi spettacoli, fra cui ricordiamo Il gabbiano, in seguito al quale assolderà Čechov come drammaturgo della sua compagnia.
I suoi attori raggiungevano l’immedesimazione col personaggio attraverso l’uso delle loro storie personali, in modo da ricreare sul palco emozioni autentiche e verosimili.
Nel 1910 si prende un anno di pausa dal suo lavoro al teatro di Mosca e comincia a sviluppare il suo metodo, il quale è raccolto in due saggi: nel 1938 pubblica Il lavoro dell’attore su sé stesso, mentre nel 1957 esce postumo Il lavoro dell’attore sul personaggio.
Si spense a Mosca nel 1938.
Anton Pavlovič Čechov
Scrittore e drammaturgo, crebbe in una famiglia economicamente disagiata, si laureò in medicina nel 1884 ed esercitò solo saltuariamente la professione di medico, dedicandosi esclusivamente alla letteratura.
Nel 1890 attraverso la Siberia raggiunse l'isola di Sachalin, sede di una colonia penale, e sull edisumane condizioni di vita dei forzati scrisse un libro inchiesta.
Minato dalla tubercolosi, passò vari anni in una piccola tenuta nei pressi di Mosca, cercando di migliorare le condizioni di vita dei contadini.
Conobbe Tolstoj, cui rimase legato da amicizia tutta la vita.
Morì in una località della Foresta Nera, dove si era recato per motivi di salute, assistito dalla moglie, a soli quarantaquatto anni.
Tra i suoi racconti più celebri, La corsia n.6, La signora col cagnolino e Il duello. Tra i capolavori del suo teatro, Zio Vanja, Le tre sorelle e Il giardino dei ciliegi.
Fausto Malcovati
È docente di Lingua e Letteratura Russa all’Università di Milano, traduttore e critico teatrale, e uno dei massimi esperti di teatro e cultura russa.
Oltre ad aver tradotto tutto il teatro di Čechov e ad aver lavorato sugli scritti teorici dei principali maestri della regia, quali Stanislavskij, Mejerchol’d e Vachtangov, si è occupato di simbolismo russo, in particolare nelle opere di Vjaceslav Ivanov e di Valerij Brjusov, e della narrativa russa della seconda metà dell’Ottocento, con monografie e saggi dedicati a Gogol’, Dostoevskij, Tolstoj.
Nel 2016 vince il premio Ubu per il valore della sua ricerca.